lunedì 19 novembre 2012

18 Novembre - Chi siete cosa portate un fiorino

Partimmo - il remoto è d'obbligo in questo caso - venerdì sera alle ore 20 da Dakar con una puntualità svizzera, consci del fatto che il viaggio sarebbe stato lungo.
Nel biglietto c'era scritto arrivee 17, in pratica 21 ore di viaggio. E vabbé. Solo dopo ho realizzato che il 17 era il giorno del mese...
Saliamo in questo pullman Mercedes tipo gita scolastica, tutto ok.
L'uscita da Dakar è stata un'esperienza memorabile: Dakar è immensa. Per uscire dal centro abitato c'è voluta almeno un'ora e mezza.
E dopo il buio.
Quando dico buio intendo un'assoluta assenza di luce elettrica. L'unica fonte luminosa in questa radura intervallata da alberoni grossi era il quarto di luna che ci accompagna.
La luna e le stelle sono un capitolo a parte che merita di essere trattato.
Non si capisce nulla. L'Africa è bella anche in questo. Anche il cielo va storto. La luna si apre e chiude in orizzontale anziché in verticale, l'orsa maggiore in pratica è un carro in impennata...
Tutto così.
Fine del romanticismo.

Cerco di dormire e non ci riesco. Il posto è stretto, come in gita, la testa va esattamente a sbattere contro il montante del finestrino - e qui le strade sembrano sterrate, non è che ti appoggi e basta - e stare in avanti è scomodo. In più ho male a qualche pezzo dello stomaco o del fegato, non so. Che strano peraltro...
Alla fine comunque un po' dormo.
All'alba mi trovo di fronte ad uno spettacolo stupendo. Cielo rosa, baobab e erba alta ormai secca che lascia quell'odore di paglia inconfondibile.
Ora sono in Africa e qui capisco che vorrei star qui.
Fine del romanticismo #2.

Mi prendo quest'attimo di piacevole riflessione mentre in mezzo alla savana qualcuno piscia e qualcuno prega: sono comunque esigenze necessarie, pare.
Il viaggio procede in questo stupendo nulla fino all'arrivo alla frontiera con il Mali.
Il Mali è un po' in guerra a causa di un tot di integralisti del cazzo, il che ha reso la situazione un po' tesa.
Stiamo alla frontiera tre ore o quattro. Ci prendono i passaporti aprono tutti i bagagli grossi per vedere se c'è qualcosa di non dichiarato, poi ridanno indietro i passaporti oppure ti chiedono 1000 CFA per passare. Prima barriera passata gratis. Mi comprerò una banana. 100 CFA = 15 cents.
Nel pullman si fa amicizia e si scopre che la gente che si ha attorno è quasi sempre business man, come dice Philippe. In pratica vendono il riso, le bevande e le stoffe.
Anche in questo caso - ma che strano - chi si fa il culo son le donne.
Verso l'una ripartiamo e dopo un tot ci fermano i doganieri. Stessa roba. Anche qui non pago e mi compro una banana.
Ripartiamo e dopo un'oretta circa siam di nuovo fermi. E' la polizia. Anche qui non pago, ma non compro nulla.
I controlli procedono. Facciamo in tutto 6 soste. Io non pago mai, ma i commercianti devono invece dare la tangente.

Un sacco di flash back di quattro anni fa mi tornano in mente. La stanza alla croce rossa di Bamako con la zanzariera che mi son sempre rifiutato di mettere. Il treno delirante che per la prima volta ci portava a Oualia. Il libro Giallo Mondadori del cazzissimo che io e Valeria ci leggevamo durante il viaggio senza sapere cosa saremmo stati dopo, o forse un po' sì.
La prima volta che mi son reso conto che sì.
Ho quest'immagine fissa. Una cosa di tre secondi.
Eravamo nella casa di Oualia, io ero appena uscito dal bagno dove mi ero lavato i denti prima di andare a dormire e lei era lì che aspettava di entrare con un pigiama/maglietta molto 90s sul rosa con dei dischi vinile sopra. E mi guardava. Buona notte. Un bacio sulla guancia, forse, e son andato da Puliax. All'epoca avevo dell'etica.
Ricordo la maison de passage di Kassaro dove all'etica si sostituì l'istinto e ricordo anche cosa dissi, ma questo lo tengo per me.

Tra tutti questi ricordi che a me piaccion tanto cala nuovamente la notte.
Fine del romanticismo #3.

Mi scusi, quanti chilometri ci sono ancora?
Non lo so. ti risponde il conducente.
Ah... E quanto ci va ancora più o meno?
Non lo so, dipende
Nascono a questo punto leggende. Chi dice dall'una alle due ore chi, catastrofico dice che arriveremo alle 4...
E come sempre i capastrofici non sbagliano.

Alle 4 di mattina di domenica 18 novembre finalmente scendiamo dal pullman - io peraltro in tutto sto tempo non ho pisciato - e ci rechiamo col taxi verso la pensioncina indicataci dal cugino di Philippe.
Auberge de la Paix - molto Battiato - strada 130 o 137, civico 27.
Il taxista dice che non esiste in quel quartiere la strada 130 o 137, nel frattempo son le 4e30 allora andiamo nella strada 364 - non ho capito perché proprio la 364...
Philippe, ma sei sicuro...
Sì sì, magari mio cugino ha sbagliato numero. Aspettami che vado a chiedere.
Torna dopo un minuto.
Visto! E' proprio qui!
Arriviamo in questa pensione e lui si rivolge al guardiano
E' l'Auberge de la Paix, no?
No, questo è l'Auberge de - non ricordo
Allora io:
Ma non è questo, allora
Sì sì, di sicuro
Ma ci sei stato tu?
No, ma di sicuro
E tra me io penso Che cugino strano... Via sbagliata, civico sbagliato, nonme sbagliato... Gli vorrà fare un dispetto.
Ci mettiamo lì ad aspettare e alle 7 del mattino Philippe non più così convinto chiama suo cugino che gli dice che non è quella.
Allora con una scusa diciamo che veniamo dopo e teliamo.
Ore 10.08. Scrivo dall'Auberge de la Paix. E ho pisciato.

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