Nel biglietto c'era
scritto arrivee 17, in pratica 21 ore di viaggio. E vabbé. Solo dopo ho
realizzato che il 17 era il giorno del mese...
Saliamo in questo pullman
Mercedes tipo gita scolastica, tutto ok.
L'uscita da Dakar è stata
un'esperienza memorabile: Dakar è immensa. Per uscire dal centro abitato c'è
voluta almeno un'ora e mezza.
E dopo il buio.
Quando dico buio intendo
un'assoluta assenza di luce elettrica. L'unica fonte luminosa in questa radura
intervallata da alberoni grossi era il quarto di luna che ci accompagna.
La luna e le stelle sono
un capitolo a parte che merita di essere trattato.
Non si capisce nulla.
L'Africa è bella anche in questo. Anche il cielo va storto. La luna si apre e
chiude in orizzontale anziché in verticale, l'orsa maggiore in pratica è un
carro in impennata...
Tutto così.
Fine del romanticismo.
Cerco di dormire e non ci
riesco. Il posto è stretto, come in gita, la testa va esattamente a sbattere
contro il montante del finestrino - e qui le strade sembrano sterrate, non è
che ti appoggi e basta - e stare in avanti è scomodo. In più ho male a qualche
pezzo dello stomaco o del fegato, non so. Che strano peraltro...
Alla fine comunque un po'
dormo.
All'alba mi trovo di
fronte ad uno spettacolo stupendo. Cielo rosa, baobab e erba alta ormai secca
che lascia quell'odore di paglia inconfondibile.
Ora sono in Africa e qui
capisco che vorrei star qui.
Fine del romanticismo #2.
Mi prendo quest'attimo di
piacevole riflessione mentre in mezzo alla savana qualcuno piscia e qualcuno
prega: sono comunque esigenze necessarie, pare.
Il viaggio procede in
questo stupendo nulla fino all'arrivo alla frontiera con il Mali.
Il Mali è un po' in
guerra a causa di un tot di integralisti del cazzo, il che ha reso la
situazione un po' tesa.
Stiamo alla frontiera tre
ore o quattro. Ci prendono i passaporti aprono tutti i bagagli grossi per
vedere se c'è qualcosa di non dichiarato, poi ridanno indietro i passaporti
oppure ti chiedono 1000 CFA per passare. Prima barriera passata gratis. Mi
comprerò una banana. 100 CFA = 15 cents.
Nel pullman si fa
amicizia e si scopre che la gente che si ha attorno è quasi sempre business
man, come dice Philippe. In pratica vendono il riso, le bevande e le
stoffe.
Anche in questo caso - ma
che strano - chi si fa il culo son le donne.
Verso l'una ripartiamo e
dopo un tot ci fermano i doganieri. Stessa roba. Anche qui non pago e mi compro
una banana.
Ripartiamo e dopo
un'oretta circa siam di nuovo fermi. E' la polizia. Anche qui non pago, ma non
compro nulla.
I controlli procedono.
Facciamo in tutto 6 soste. Io non pago mai, ma i commercianti devono invece
dare la tangente.
Un sacco di flash back di
quattro anni fa mi tornano in mente. La stanza alla croce rossa di Bamako con
la zanzariera che mi son sempre rifiutato di mettere. Il treno delirante che
per la prima volta ci portava a Oualia. Il libro Giallo Mondadori del
cazzissimo che io e Valeria ci leggevamo durante il viaggio senza sapere cosa
saremmo stati dopo, o forse un po' sì.
La prima volta che mi son
reso conto che sì.
Ho quest'immagine fissa.
Una cosa di tre secondi.
Eravamo nella casa di
Oualia, io ero appena uscito dal bagno dove mi ero lavato i denti prima di
andare a dormire e lei era lì che aspettava di entrare con un pigiama/maglietta
molto 90s sul rosa con dei dischi vinile sopra. E mi guardava. Buona notte. Un
bacio sulla guancia, forse, e son andato da Puliax. All'epoca avevo dell'etica.
Ricordo la maison de
passage di Kassaro dove all'etica si sostituì l'istinto e ricordo anche
cosa dissi, ma questo lo tengo per me.
Tra tutti questi ricordi
che a me piaccion tanto cala nuovamente la notte.
Fine del romanticismo #3.
Mi scusi, quanti
chilometri ci sono ancora?
Non lo so. ti risponde il
conducente.
Ah... E quanto ci va
ancora più o meno?
Non lo so, dipende
Nascono a questo punto
leggende. Chi dice dall'una alle due ore chi, catastrofico dice che arriveremo
alle 4...
E come sempre i
capastrofici non sbagliano.
Alle 4 di mattina di domenica
18 novembre finalmente scendiamo dal pullman - io peraltro in tutto sto tempo
non ho pisciato - e ci rechiamo col taxi verso la pensioncina indicataci dal
cugino di Philippe.
Auberge de la Paix -
molto Battiato - strada 130 o 137, civico 27.
Il taxista dice che non
esiste in quel quartiere la strada 130 o 137, nel frattempo son le 4e30 allora
andiamo nella strada 364 - non ho capito perché proprio la 364...
Philippe, ma sei
sicuro...
Sì sì, magari mio cugino
ha sbagliato numero. Aspettami che vado a chiedere.
Torna dopo un minuto.
Visto! E' proprio qui!
Arriviamo in questa
pensione e lui si rivolge al guardiano
E' l'Auberge de la Paix,
no?
No, questo è l'Auberge de
- non ricordo
Allora io:
Ma non è questo, allora
Sì sì, di sicuro
Ma ci sei stato tu?
No, ma di sicuro
E tra me io penso Che
cugino strano... Via sbagliata, civico sbagliato, nonme sbagliato... Gli vorrà
fare un dispetto.
Ci mettiamo lì ad
aspettare e alle 7 del mattino Philippe non più così convinto chiama suo cugino
che gli dice che non è quella.
Allora con una scusa
diciamo che veniamo dopo e teliamo.
Ore 10.08. Scrivo
dall'Auberge de la Paix. E ho pisciato.
Bellissimo questo post!
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