Man mano che il tempo
passa sto prendendo confidenza con il mio quartiere e sto realizzando
che sono l'unico bianco. E quando dico unico non dico per dire...
Chi è di Torino per
capire dove mi trovo può immaginarsi una sorta di casino stile Porta Palazzo
dove però sono tutti negri.
E' molto bello viaggiare
per le strade del quartiere da soli. Tutti ti guardano. Alcuni pensano che sia
un extraterrestre, altri son stupiti ed infine i bambini sono i più divertenti:
quando ti vedono passare dicono tubabu! ti toccano e ridono. Un po' come se
noi ogni volta che passa un negro
dicessimo negro!.
Inzialmente essere un
solo tubabu mi faceva un po' paura ed ho capito cosa significa sentirsi
diversi, in seguito ho realizzato che non c'è nulla di strano qui. I negozianti
ti salutano quando passi, il venditore di banane mi vende le banane, la signora
del the mi vende il the... e così via.
La sera vado in giro con
Moussa, il business man.
Mi porta in un locale che è una sorta di mix tra Giancarlo e Officine Corsare. Anche lì
sono l'unico bianco. Sembra di essere in un locale sottoesposto.
Nella sala danze c'è un
concerto di un gruppo veramente bravo. Batteria, percussioni, chitarra, basso e
voci. Un suonare ipnotico, ripetitivo, nulla a che vedere con la struttura di
un pezzo di Ligabue.
Ascoltiamo tre pezzi e
poi torniamo a casa. Uno dirà Meno male che ti piacevano... Hai ascoltato
tre pezzi! ma qua i pezzi son lunghi venti minuti l'uno, in perfetta
tranquillità africana.
Ciao!
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