giovedì 15 novembre 2012

14 Novembre - Un tubabu nel quartiere


Man mano che il tempo passa sto prendendo confidenza con il mio quartiere e sto realizzando che sono l'unico bianco. E quando dico unico non dico per dire...
Chi è di Torino per capire dove mi trovo può immaginarsi una sorta di casino stile Porta Palazzo dove però sono tutti negri.
E' molto bello viaggiare per le strade del quartiere da soli. Tutti ti guardano. Alcuni pensano che sia un extraterrestre, altri son stupiti ed infine i bambini sono i più divertenti: quando ti vedono passare dicono tubabu! ti toccano e ridono. Un po' come se noi  ogni volta che passa un negro dicessimo negro!.
Inzialmente essere un solo tubabu mi faceva un po' paura ed ho capito cosa significa sentirsi diversi, in seguito ho realizzato che non c'è nulla di strano qui. I negozianti ti salutano quando passi, il venditore di banane mi vende le banane, la signora del the mi vende il the... e così via.

La sera vado in giro con Moussa, il business man.
Mi porta in un locale che è una sorta di mix  tra Giancarlo e Officine Corsare. Anche lì sono l'unico bianco. Sembra di essere in un locale sottoesposto.
Nella sala danze c'è un concerto di un gruppo veramente bravo. Batteria, percussioni, chitarra, basso e voci. Un suonare ipnotico, ripetitivo, nulla a che vedere con la struttura di un pezzo di Ligabue.
Ascoltiamo tre pezzi e poi torniamo a casa. Uno dirà Meno male che ti piacevano... Hai ascoltato tre pezzi! ma qua i pezzi son lunghi venti minuti l'uno, in perfetta tranquillità africana.
Ciao!

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