lunedì 31 dicembre 2012

17 Dicembre (penso) - Bobo / Conakry ovvero...

...quando il viaggio diventa dimensione avventura.

Si', perché per passare dal Burkina alla Guinea occorre fare un giretto anche in Mali.
Che dire: dopo un viaggio relativamente corto - 12 ore - da Bobo a Bamako nel quale veniamo ospitati dalla moglie del cugino di Philippe, prendiamo il via per Conakry.
Il viaggio sarebbe dovuto durare tipo 24 ore, ma come sempre i tempi non son sempre proprio giusti.
Si parte al pomeriggio con un Taxibrousse che nulla ha a che vedere con il Taxibus menzionato nelle capitali.

Ecco una breve descrizione di un Taxibrousse; ovvero un taxi che va nella brousse.
  • Prendere una vecchia Peugeot 505 famigliare o una Renault Nevada famigliare
  • Rinforzare telaio, alzare baricentro, indurire ammortizzatori
  • Aggiungere una fila di sedili al posto del bagagliaio
  • mettere un portapacchi
Con questo mezzo si caricano 2 passeggeri piu' conducente nella prima fila, 4 passeggeri nella seconda, 3 nella terza e 1 copilota in quel che resta del baule che viene riattato a mo' di letto. Totale 11 persone.

In questo delirio ci siamo fatti trentasei ore di viaggio.
Siam partiti da Bamako in stile GTA, ovvero letteralmente fuggento con le porte ancora aperte per qualche problema del pilota con gli altri conducenti del gruppo,
Arrivati alla frontiera verso le 20 scopriamo che i confini son chiusi fino alle 6 di mattina. Facciam cena e poi decido di squattare andando a dormire per terra sotto i portici della dogana, tanto ormai nulla mi fa schifo.
Il mattino si parte e mi godo i cambiamenti spettacolari della natura. Mano a lano che si scende il terreno si colora di verde ed i baobab vengono sostituiti da palme; apapaia e mango. 
La terra da piana si fa collinare ed in seguito montagnosa.
Lo spettacolo è continuo, sfacciato direi. Immaginate la statale Torino Savona con buche sparse e con le montagne con palme anziché pini.

E ritorna la notte.
Raccontare quello che ho visto è difficile.
Il cielo nero con una mezzaluna che pareva una fetta d'anguria in bianco e nero. C'eran persino i bordi della buccia!
Qua e la' dei villaggetti la quale vita sostanzialmente si svolgeva lungo la strada in piccole capanne/casette di latta illuminate da luci fioche nelle quali si servivano thé, cibo e robe varie.
Questi paeselli parevano dei veri e propri presepi. Un'atmosfera irreale contornava questa presunta fine di viaggio.

Ad un certo punto ci fermano i militari.
In Guinea son decisamente antipatici. E di notte un militare negro che ti guarda male chiedendoti 10000GNF (1 euro) fa impressione...
La paura in me viene immediatamente sorpassata dalla bellezza estetica della situazione.
Non dimentichero' mai la pila che ci illumina in controluce dietro alla quale si nasconde il contorno di un militare immerso in polvere svolazzante. Assolutamente un crossover tra post atomico e campo di concentramento.

Sorpassiamo il controllo e andiamo verso la capitale! Ma... C'è sempre un ma.
E' meglio se non passiamo ora perché la strada per entrare è chiusa e per passare ci chiedono soldi. Dormiamo qui. Ok. Un'altra notte fuori. Poco male.
Il mio sacco lenzuolo oramai è una mimetica color argilla...

Ore 6. Si riparte. Ad attenderci a Madina c'è Moussache ci conduce all'Hotel de Golfe: Entro nella stanza ed ho un miraggio. Il rubinetto dell'acqua calda! - l'unico grassetto di due mesi di viaggio...
Giro e non esce nulla. Che fake. Dopo 36 ore di viaggio me ne frego altamente. Cado in un sonno profondo.

Nel pomeriggio svegliandomi scopro la precarieta' di questo pretenzioso hotel di Conakry.
Scopro che dalle 22 alle 8 del mattino interrompono la corrente, che di hotel il posto non ha molto, ma chi se ne frega.

Un giorno a Conakry, una visita al mare, una birra in un piccolo locale, una notte tranquilla e via verso la nostra ultima destinazione: Boke. Di nuovo in Taxibrousse, questa volta in 4 e per 300Km, grazie a Dio.

Dakar - 31 Dicembre 2012

La parola d'ordine è flashback.
Arrivo ieri sera dopo un volo sulla Senegal Airlines che devo dire non se la cava male.
Ad attendermi c'è Sissé che mi porta con il suo sole interno alla casa - alla stanza direi - dove sono arrivato il 6 Novembre.
In tutto questo tempo di cose e di nazioni ne son scorse molte e la prima cosa della quale mi rendo conto questa mattina quando mi sveglio è che bastano due mesi per farti cambiare completamente i parametri di giudizio.
Ora Dakar non è piu' un gran casino, è semplicemente una citta' un po' trafficata e nemmeno tanto.
Scopro solo dopo che non è molto trafficata semplicemente perché molta gente è andata in pellegrinaggio a Touba dal Marabou. La cosa mi fa sorridere, ma dopo tutto We are in Africa, man! come disse Philippe quando ero preoccupato per le aste microfoniche.
Questa sera faremo la festa di capodanno e dopo Italia.
Se domani riesco raccontero' le ultime impressioni.
Per ora vi racconto la Guinea.

venerdì 14 dicembre 2012

Douna - Auberge Djodouale

Douna è un piccolo villaggio a circa 80 km da Bobo Dioulasso, sito storico inquanto una delle zone irrigate ed elettrificate perfettamente negli anni 80 per volere di Thomas Sankara.
Le costruzioni son prevalentemente di mattoni d'argilla. C'è l'area del mercato, ci son le stradine, i negozietti tutto in perfetto stile africano, almeno secondo la mia concezione africana.
Sembra di stare nel mondo dei sogni. Avete presente Truman Show? Una cosa simile. Solo che qui è tutto vero.
Quando si arriva nel villaggio ci si saluta sempre ad ogni incrocio ed in ogni situazione.
Son sicuro che molti penseranno che questa sia una visione un po' romanzata, ma vi posso assicurare che così non è.
Mi sono recato in posta per ritirar contante.
Immaginate un ufficio postale piccolo. Pensate alle facce della gente, impiegati e non. Ci siete? Ecco. Ora vi racconto un ufficio postale di Douna.
Entri e saluti la gente in coda e l'impiegato, scambi due chiacchiere ed attendi tranquillo.
Nessuno è incazzato.

I saluti meritano un approfondimento.
Da noi si dice buongiorno / buonasera. Qui un saluto è all'incirca così.

Buongiorno, com'è?
Eh, bene e lei?
Eh, bene. E la famiglia?
Tutto a posto, E voi?
Sì sì... E a Douna com'è? Come vanno gli affari?
Tutto bene e da voi?
Sì sì, tutto ok.
Va bene allora buona giornata, eh?
Grazie, anche a voi.

Questa cosa non accade solo con gli amici, è una cosa comune con tutti.
E' un riassunto efficace di una cultura basata sulla comunità. Una cultura senza il senso del tempo, ma con tanto senso di educazione e rispetto.
Se cammini lungo la brousse e hai sete entri in una casa e chiedi dell'acqua. Qui è normale. Ed ovvio.

la vista dall'auberge

 Vi scrivo sotto una toppia del nostro auberge che si potrebbe intendere come una sorta di agriturismo, ma non proprio.
Le stanze sono delle paillote di mattoni di terra con tetto in paglia divise internamente da una parrete che separa la parte notte dalla parte doccia, ovvero uno scarico e un secchio d'acqua.
La cucina si trova in una struttura separata ed è comune a tutti.
Il cesso è invece costituito come nelle vecchie cascine da una struttura tonda senza tetto e con vista brousse al centro del quale si trova un buco per la pipì e la cacca. Dopo aver fatto i bisogni si prende un po' d'acqua e si versa nel buco per far defluire.
Cagare con vista brousse è fantastico. Non hai nemmeno bisogno di leggere.
Per sapere se il cesso è occupato si va vicino e si fa cloc cloc con la bocca: il suono degli zoccoli del cavallo. Se c'è qualcuno si paleserà.

L'auberge si trova in una radura rialzata che sovrasta questa pianura verdeggiante fatta di alberi di mango, banani, coltivazioni di mais e molto altro. Nel cielo volano le aquile e i sentieri sterrati sono punteggiati da sparuti villaggetti fatti di case tonde che ricordano molto le nuraghe sarde.
Ecco: in qualche maniera questa pianura può ricordare l'interno della Sardegna di 100 anni fa con la differenza che la zona è verdeggiante, gli alberi son altri e giganti e i suoni son quelli di un altro ecosistema.
La notte il cielo è solo stelle. Ho visto in una sera due stelle cadenti con buona pace del nostro tanto atteso 13 Agosto. La radura sottostante diventa un mare nero e le luci delle capanne paiono barche di pescatori in lontananza.

Stare in un posto così è come fare una doccia al cervello, come per un fumatore smettere di fumare. All'inizio fa soffrire tra tosse e scarenza, poi si comincia a respirare.
Qui è esattamente lo stesso. La mente si spoglia da una miriade di robe inutili. Si pulisce la mente. E se all'inizio pare di perdere alcune cose fondamentali - vedi la tazza del cesso ad esempio - dopo si ritorna a se. A quel se che sparisce all'incirca all'età di 6 anni.
Rinascono tutti i difetti e pregi che per anni erano stati ofuscati da sovrastrutture. Io ad esempio son tornato quello che pensa, ma nello stesso tempo accetto i miei difetti di vago egoismo, pronto a pagarne le conseguenze.
Automaticamente ti ritornano in mente cose dell'infanzia che pensavi non esistessero più: è come pulire.
Qualche giorno fa ad esempio mi son sovvenuti tutti i ricordi dei giochi che facevamo in cortile a Luserna con la tenda degli indiani assieme alle mie amiche Simona e Stefania.

Ho scoperto che in qualche modo ho la vocazione come mio zio che secondo le parole di mia nonna, a sei anni le ha detto che voleva fare il missionario e l'ha fatto.
Qui il mondo è particolare.
Qui i bambini non vedono l'ora di andare a scuola per imparare e non esagero.
Qui andare all'università è un sogno di tutti.
Qui puoi fare qualunque cosa tu voglia con nulla per ché non ci sono ancora leggi e licenze e la gente ha voglia di creare - con i suoi tempi.

A fanculo il patentino per cucinare nel locale e le migliaia di tasse. Ti fai il tuo chiringuito e cucini, tanto se fai cagare la gente nn viene. Punto.
Vuoi aprire una radio, un negozio di gomme, un negozio di vestiti? Ti fai il tuo magazin compri tanti vestiti/gomme/dischi e vai.

Qui c'è da vivere. Non da sclerare. E ci aggiungo: dio cane come rafforzativo.

domenica 9 dicembre 2012

8 Dicembre - Un Dj di Bobo

banane bio dalla pianta del giardino
Tutti assieme siam usciti la sera.
Per cena siam andati in un ristorantino per mangiare sotto una toppia del buon pesce alla griglia, trattasi di carpa come sempre, accompagnato dalla buona birra Flag.
In seguito ci siam recati in un locale.
Si entra in un cortile con un bancone ed una pista da ballo.Entrambi all'aperto ovviamente.
L'inverno di Bobo ha lo stesso clima del nostro giugno, un piacere unico anche se qui la gente si mette i guanti perché fa freddo.
La pista è sotto una paillote - non ho ancora capito come si scrive - con tetto di paglia ed è circondata da vecchie casse che comunque fanno il loro lavoro.
Soungalo
Qui il dj non ha quell'importanza primaria che ha da noi, tanto che è rinchiuso in una vera e propria prigione. Una stanzetta con una finestrella con le sbarre.
Il dj più che altro è un vocalist.
Fa partire dei pezzi, mette in loop 2 battute e comincia a cantarci e parlarci sopra.
Siamo praticamente solo noi ed io vengo preso in mezzo: mi fanno ballare assieme ad una ragazza che lavora qui alla maison, Delphine, il che non mi fa affatto schifo non fosse per il fatto che il dj continua a dire cose del tipo un applauso per il tubabu e la sua fidanzata! e cose simili.
La serata scorre tranquillia.


Buona notte

sabato 8 dicembre 2012

7 Dicembre - Alcune cosette da imparare

Quando si parla di terzo mondo il pensiero comune spesso è quello di gente con una coscienza sociale un po' retrò, persone con una concezione tribale etc etc. Non è proprio così, però.
Ho avuto esempi in ambiti differenti di una concezione tutt'altro che tribale qui.
Innanzi tutto l'associazione Le paradis, condotta da giovani del posto per la scolarizzazione dei bambini e per insegnare un mestiere.
Ho visto un gruppo di ragazzi che tira la cinghia per davvero farsi il culo per altri ragazzi con la coscienza di dar loro un futuro migliore, cosa che da noi è più unica che rara. Non si tratta di ricchi che aiutano i poveri per pulirsi la coscienza, bensì di ragazzi che aiutano ragazzi.
Una delle più belle cose che ho visto qui in Africa è la poca importanza che viene data alle classi sociali.
La gente non aiuta il più povero: aiuta. Basta.
Alla sera siamo andatia vedere un concerto in un grande spazio con scalinate etc etc.
E' tutto così civile - anche troppo direi...
Innanzi tutto non vedi ubriachi. Ci saran state almeno 2000 persone e non c'era alcun tipo di pericolo.
dal sarto dell'associazione
Le facce non erano abbruttite: non si vede mai nessuno che abbia rabbia negli occhi.
Sul palco, che non è separato da transenne, avevano un loro idolo: come se per noi ci fossero i Subsonica.
La gente saliva e si faceva la foto assieme a lui mentre cantava e scendeva.Il tutto in un'armonia surreale.
Un'altra cosa che mi ha colpito è l'attitudine differente verso le istituzioni.
Come prima cosa all'inizio del concerto, che non era propriamente una politicata lecca culo delle istituzioni, son stati ringraziati gli amici poliziotti per la sicurezza. Una cosa che da noi non è concepibile:.
Ad un certo punto del concerto parlando ovviamente del loro idolo indiscusso ovvero Thomas Sankara - ed anche questo fa pensare; il fatto che come idolo abbiano un capo del governo - si son fermati ed hanno cantato tutti e dico tutti, l'inno nazionale a memoria con la mano sul cuore. In un concerto reggae!
E' vedendo queste cose, questo amore per la loro patria per i loro fratelli, per i loro alberi, per tutto, che ho intuito come una terra come questa, aldilà di ogni giudizio abbia una cosa che noi abbiam completamente dimenticato (se mai l'abbiamo avuta): la coscienza e l'orgoglio per la nazione.



Mi ha riempito il cuore.

giovedì 6 dicembre 2012

6 Dicembre - Sali, una donna con le palle

Qui a Bobo c'è una ragazza di 35 anni circa che spesso sta assieme a noi: Sali.
Una ragazza madre, cristiana, che ha deciso di vivere per i cavoli suoi e di mantere la figlia con le sue forze.
Voglio essere indipendente, non voglio che nessuno determini le mie scelte.
In un posto come l'Italia questo discorso suonerebbe come il solito discorso da femministe ed il mio primo pensiero sarebbe una cosa del tipo Si' ma quando c'è da uscire a cena con un tipo e farsi offrire tutto per poi nemmeno dargliela sto discorso te lo dimentichi...
Qua pero' ci sono un bel po' do dofferenze.
Qua non c'è nessuno che ti offre la cena, qua nessuno ti trova attraente e ti porta fuori, qua se sei sola con un figlio a 35 anni non è che abbia molte alternative.
Qua se fai un discorso cosi' è perché ti vuoi veramente ribellare alle logiche del posto in cui vivi e molto probabilmente non ci guadagnerai molto, se non in dignità.

Sali è una delle persone con le quali parlare fa più piacere. E' l'esempio di una persona con la quale puoi discorrere senza problemi ed esprimere le tue opinioni su quello che vedi senza il timore di essere considerato aggressivo.

Amina Sali, amina.

mercoledì 5 dicembre 2012

5 Dicembre - Bobo Dioulasso & the amazing girl

Vi scrivo da un Internet Point di Bobo Dioulasso, Cyber Plus.

Andate al cyber plus! E' nuovo! Va veloce! Va benissimo!


Io e Rachel arriviamo e ci accoglie una ragazza che come prima cosa ci dice Guardate che va lento, ci sono problemi generali con le connessioni. Se volete provare...
E vabbé.

Di fronte a me, appunto, c'è Rachel, una nuova componente del gruppo che ho definito the amazing girl, non perché abbia nulla di particolare. Semplicemente per qualunque cosa accada lei dice Wow! Amazing! 
Un giorno mi metterò a contare quante volte lo dice e soprattutto quante volte lo dice a sproposito. :)
Se per ipotesi uno dice che si va a visitare una tribù che si nutre solo di pesci marci, lei dice Wow! Amazing!
Comincio a rendermi conto di come sia ristretto il lessico inglese.

Bobo Dioulasso. Come descriverla? 
Innanzi tutto la paragonerei a Cuneo. Si tratta di una cittadina tranquilla che nulla ha a che vedere con Bamako e tanto meno con Dakar.
Anche qui la gente è tranquilla e ti aiuta quando può.
La percentuale di cattolici è molto più alta e si vede. Le donne hanno anche una vita qui!

Ieri una cosa mi ha stupito molto: ho notato come qui si salutino e si parlino un po' tutti, tanto che se uno non lo sa può pensare che si conoscano. In realtà non è così. Semplicemente sono tranquillamente amichevoli e tutto ciò è molto bello.
Un'altra cosa che mi ha stupito è la quantità di pizzerie col forno a legna! Devo andarci assolutamente!

martedì 4 dicembre 2012

4 Dicembre - Da Tierry e Jocelyn

La casa nella quale viviamo è una villa ad un solo piano con una famiglia composta da Tierry, uomo Francese, Jocelyn donna burkinabe e Ilda, figlia dei due.
La casa si trova ai lati della città: immaginate quando ai lati di Torino verso Grugliasco c'erano i campi al posto delle villette a schiera: una cosa così. La differenza è che qua c'è la brousse, gli asini che camminano, le pecore e i pulcini.
Proseguendo un po' ci si trova in aperta campagna e qua si incontrano quelle che io definirei le mondine di Bobo Dioulasso.
altopiano
Ai bordi di un tramonto giallo come il rosso dell'uovo, donne curve all'orizzonte, mentre l'immagine si alza tremante dal terreno per l'evaporazione dell'aria, raccolgono qualcosa...
Ma non è riso. Son pietre. Ovviamente non se le mangia nessuno, vengono bensì vendute alle aziende edili che le utilizzano per la costruzione.
Un lavoro che non mi sarei mai immaginato. Ovviamente sia mai che lo facciano gli uomini.
Oltre l'altopiano uno discesa mi conduce ad un villaggio peul - gli allevatori.
Arrivi, ti siedi e stai seduto. Magari ti offrono dell'acqua, altrimenti stai seduto.
Ogni mattina vendono il latte delle loro mucche. Alle 10 per 300CFA hai un litro di latte caldo di mucca.
Domani andrò tra quelle peyote con le mie monetine e comprerò tanto buon latte.


cortile da Tierry

domenica 2 dicembre 2012

1 Dicembre - Bienvenue a Bobo Dioulasso


Un altro viaggio un'altra storia.
I viaggi nella brousse son come il mare, sono onde che paiono tutte uguali con la stessa forma gli stessi profumi e gli stessi suoni, ma in realtà tutto cambia un po'.
Man mano che si passa da un posto ad un altro l'ambiente cambia.
Verso il Burkina la flora si tinge lentamente di verde e la terra diventa sempre più rossa.
I viaggi inoltre son come un film difficile: si possono analizzare a più livelli.
Un viaggio può essere una testa che sbatte contro un vetro, può essere caldo e cipria naturale sul viso, può essere dialogo...
 Questa volta il viaggio per me è stato un videoclip.
Come sempre la durata non ha avuto nulla a che vedere con quella dichiarata.
Dovevamo partire alle 4, invece siam partiti alle 6 - anche perché alle 5 bisognava pregare... - e siamo arrivati alle 19, anziché a mezzogiorno.
Dopo tutto bastava usare il cervello: 600 Km in una strada in mezzo alla brousse, non son propriamente come l'A1. Parti di asfalto precario si alternano a parti di terra battuta. Poi se ci aggiungi la frontiera i tempi sono questi: non c'è nulla da fare.
La pausa alla frontiera questa volta è stata molto più breve e di dogane ce ne son state solamente due più uno o due controlli al bus, ma nulla di particolare.
Devo odire che alla frontiera del Mali mi son pure divertito.
In quanto bianchi io e Rachel abbiamo ricevuto un trattamento speciale, e questo mi fa molto ridere.
La polizia di frontiera ci ha portati sotto un albero e io pensavo ci facessero sganciare un botto di soldi, invece uno di loro, penso il capo, ci ha raccontato tutta la sua storia: è stato in Darfour, a Roma per uno stage di peacekeeping ed in molte altre parti.
Così mentre i negri erano in coda sotto il sole tipo schiavi, noi eravam sotto gli alberi tranquilli a parlare piacevolmente. Questa cosa fa molto ridere: ex colonialisti trattati meglio dei connazionali. Fa parte dei controsensi africani.
Dopotutto ora gli ebrei son culo e camicia coi tedeschi. Money power.

frontiera...
Ripartiti inizia il videoclip.
Dagli altoparlanti più o meno funzionanti del bus parte la musica e tutto acquista di colpo coerenza. La musica africana è lo specchio della brousse.
Il concetto della ripetitività degli alberi con l'alternanza di laghetti asini, capre e mucche è esattamente trasposto in questa musica fatta di riff ripetuti e vocalizzi cangianti sovrapposti.
Questo è il motivo per cui una musica tradizionale africana non potrebbe mai funzionare da noi. In tutto quello che noi viviamo c'è un inizio ed una fine. Noi non abbiamo spazi infiniti come la brousse. Abbiamo piuttosto soazi che cambiano che differiscono.
E' il motivo per cui siamo così affascinati da questi grandi spazi, ma ad un certo punto è anche il motivo per cui da questi spazi siam anche oppressi.
Io per esempio ho bisogno di un inizio ed una fine, sia nello spazio che nella musica.

Alle 19 in mezzo al nulla leggo un cartello verde con scritto Bienvenue a Bobo Dioulasso.
Finalmente.

Ad accoglierci un amico di Philippe anche lui rasta.
Alla stazione Total  - gli indirizzi son spesso dati dai distributori di benzina - ci incontriamo con Tierry che ci porta all'auberge. Un sogno.
Una casa ad un piano solo dove lui vive con la moglie e la figlia che funziona come un ostello.
Una casa con le volte, costruita con mattoni e non con cemento, attorniata da alberi di frutta.
L'Africa che immagino. L'Africa.
Per cena una buona insalata e al termine dopo aver giocato con Ilda la bambina dormo.

venerdì 30 novembre 2012

29 Novembre - La luna a colori

E così prima di lasciare il Mali son riuscito a passare nuovamente da Kassaro, questa volta per restarci una notte.
Parto ieri pomeriggio con il mitico Taxibus che in un'ora mezza africana (= due ore e mezza) mi porta a Kassaro.
Il viaggio è particolare, molto. Innanzi tutto sono solo e non assieme agli altri. E' bello viaggiar solo in mezzo a sconosciuti che vorrebbero parlarti perché per loro sei il diverso e qui a differenza che in Italia non han paura del diverso, sono piuttosto curiosi.
Altra particolarità è quello che ho ascoltato durante il viaggio.
Ad un certo punto mentre viaggiamo parte We are the World la versione di USA for Africa con tutti i cantanti. Mi faceva molto ridere pensare al testo del pezzo e vedere quello che avevo attorno.

Arrivo e ad attendermi c'è Fily insieme ai suoi amici.
Saluti a tutte le varie famiglie, cena rigorosamente con le mani ed infine la luna piena. Piena e potente.
Una luna che non ho mai visto. Proietta le ombre con una potenza assoluta, in più è talmente forte che si riescono a vedere i colori.
Nessuna luce, solo le nostre voci, i grilli ed il raglio d'asino - che questa volta va sulla luna.
Serata tranquilla fra amici e verso mezzanotte tutti a nanna.
Dormo nella peyote che sarebbe la capanna rotonda tipica, praticamente un cestino di vimini al contrario.
Si è assolutamente a contatto con la natura.
Il mattino sveglia alle 7e20 colazione di acqua e miglio - che non è molto buono -, un mattino tranquillo tra amici e poi riparto verso la capitale.
Tutto tranquillo, scorrevole, naturale. Quel naturale che, vi assicuro, da noi non esiste più. Forse per rendersene conto occorre ascoltare Passaggi a livello di Battiato che in qualche maniera descrive questo quadro.

Un giorno stupendo, se non fosse che mi è venuta la diarrea, diocrìsto.

giovedì 29 novembre 2012

28 Novembre - La notte

La notte in una grande città come Bamako è una cosa diversa.
Immaginate un silenzio e la città che diventa buia e misteriosa.
Non ci sono locali, c'è solamente qualcuno che si incontra in qualche angolo e parla.
I capi diventano i topi - i gatti qua non ci sono - ed il delicato venticello prende il sopravvento.
La temperatura scende a 26° e qua e là si sentono parole dall'interno dei cortili.

Ci si perde di notte a Bamako.
Non ci sono luci e le strade paiono tutte uguali: terra rossa, canali di scolo, botteghe con telefoni e quincallierie et diverse.
Tutto chiuso, tutto lento, tutto sonno.

Buona notte.

martedì 27 novembre 2012

27 Novembre - Una bella pensioncina


...allora? Com'è il posto dove dormite?
Carino. Si sta bene.
Ma si mangia anche?
Sì sì, c'è il ristorante...

camera
Questo è stato uno dei primi dialoghi con mia madre, che pensa che abbia ancora 15 anni, quando sono arrivato qui a Bamako.
Ma com'è esattamente una bella pensioncina a Bamako?
Innanzitutto i tenutari del nostro auberge sono una famiglia formata dai due coniugi con qualche moglie ulteriore al seguito, più un numero imprecisato di figli e nipoti i quali vivono al pian terreno ed affittano i piani superiori della casa.
Le camere belle come la nostra sono equipaggiate con un bagno con doccia, tazza e rubinetto, mentre quelle piccole hanno il bagno in comune a mo' di ostello.
sala da pranzo
La sala da pranzo è una piccola stanzetta con due tavoli in cortile e di quando in quando ospita anche qualche topino che passa a dare uno sguardo per vedere se c'è qualche briciola.










La cucina invece è in cortile ed in essa a volte alberga anche qualche piccione il quale cerca qualche chicco di riso da beccare.

Sì, mamma, si mangia bene.

lunedì 26 novembre 2012

Spocchiosa analisi sociologica da parte di uno che di sociologia non sa nulla (cioé io)

Dopo venti giorni di permanenza in Africa io mi son fatto un'idea di quello che è il vero problema.
L'Africa viaggia a due velocità.
Indipendentemente dalla situazione della donna subalterna e snobbata, quando in realtà è il vero motore di questo continente, il problema è che da un lato abbiamo una società praticamente ancora medioevale e dall'altro i cellulari, i pc e la tv.
Immaginate se nel medioevo di colpo arrivassero con una sovrastruttura che non c'entra un cazzo.
Questo è quanto.

Per strada vedi delle botteghe cadenti dove dentro c'è un pc con internet, per le strade la gente invece di lavorare sta attacata alla tv che in confronto Videodrome e la Cathodic Church non son nulla.
Vedi i cavalli alternati ad uno stuolo di Mercedes 190D provenienti dall'Europa attaccate praticamente con lo scotch.

Ed è tutto questo che non va: una società tribale coi mezzi di una società occidentale.

Prima di dare ad una società i mezzi di una società più avanzata a livello di sovrastrutture, intendo, occorre dare cultura e coscienza. Altrimenti è un disastro.

Ciau!

domenica 25 novembre 2012

24 Novembre - L'isola che non c'è


E così, finalmente, andiamo ad una festa vera.
Per vera intendo consona ai canoni europei.
Siamo assieme ad un amico di Bela, un musicista che vive qui a Bamako molto simpatico e disponibile.

La festa inizia alla sera, ma noi ci rechiamo lì già nel pomeriggio per i preparativi.
A capo del comitato tecnico per la creazione dell'impianto elettrico c'è un ragazzo francese, tale David.
Da un generatore di 7500W fa partire un cavo monofase - complimenti per la scelta - che distribuisce corrente a fari e frigo facendo passare i fili sopra gli alberi.
Philippe ad un certo punto gli da un consiglio su qualcosa.
No, senti, guarda. Ho studiato questo impianto per una settimana - sinceri complimenti - e se tutti ci mettiamo a fare i capi non si fa nulla.
Philippe intelligentemente non ribatte. I francesi son colonialisti dentro.
Comunque sia il genio che ha tutto in testa fa un impianto elettrico che non ha un senso: tutto al contrario. Non ho mai visto una cazzata di tali proporzioni.
In pratica, per capirci fa uscire la tensione dalle spine anziché dalle prese, ma lasciamo perdere.
La serata va bene, i gruppi son bravi, il fonico è bravo, da bere ce n'è, la gente è simpatica.
Tutto ok.

Tornando guardo il cielo. C'è la luna piena. La prima luna piena in Mali dal 2009.

Febbraio 2008, Tintillà.
Un piccolo villaggio in mezzo alla savana. Una notte che ricorderò per sempre.
Tutti assieme in questo posto stupendo. Puliax che tocca un baobab per prendere l'energia e dopo fa tutta una scena.

Ah! Ho preso troppa energia! Ah! Come faccio devo scaricarla!
Puliax, appoggia le mani al contrario sull'albero così vai in contro fase...

Ed è la prima luna piena  qui senza Valeria. Questa cosa mi lascia un buco dentro, perché so che comunque qualunque luna piena qui sarà con lei, almeno nella mia testa.

Torniamo indietro con la pirogue in mezzo a questo fiume silenzioso, così grande che sembra il mare. Guardo l'acqua che mi scorre a venti centimetri e capisco che non cambierò mai.
E son pure contento.

sabato 24 novembre 2012

Taxibus DIY


Taxibus non è l'ablativo plurale di tax, bensì una sorta di minibus per corte percorrenze che si trova nelle maggiori città africane.

Come si costruisce un taxibus? Semplice.
Taxibus (il coso verde in alto a sx)
  • Prendete un vecchio furgone Ducato o simile
  • togliete la lamiera che separa la cabina dal vano di carico e sostituitela con un pezzo di legno con un buco a mo' di finestrella
  • con un seghetto alternativo praticate sulla lamiera laterale del vano carico dei buchi larghi, entro i quali applicherete vecchi finestrini di roulotte abbandonate (attenti a non tagliare il telaio)
  • all'interno del vano carico saldate alla parte superiore del telaio due tubi di metallo per reggersi
  • sempre all'interno saldate dei telai all'altezza di circa 70cm dal piano e foderateli con cuscini, ottenendo così delle panchine
  • sulla capotte mettete un portapacchi gigante


Ecco fatto un Taxibus!
E bonne chance...

23 Novembre - Musica e riflessioni

Kassé Mady Diabaté
Siamo andati ad ascoltare un concerto di Kassé Mady Diabaté, autore maliano considerato internazionalmente che fonde la musica tipica del suo paese ad alcune sonorità più occidentali.
Sorvolando sul concerto che ho trovato terribilmente noioso - vocalizzi in bambarà, quindi per me incomprensibili, con musica ritmata ma ripetuta a livello ipnotizzante - sono giunto ad una conclusione che probabilmente è solo dovuto alla mia esperienza personale.
Ho come l'impressione che gli africani, almeno qui, per fare una cosa organizzata per bene abbiano bisogno degli europei.
Questo concerto ne è una dimostrazione. Dove si è svolto? Da quei fottuti colonialisti francesi!
Sarà, ma intanto il Centre Culturel Francais qui a Bamako organizza mostre sulla cultura del Mali non solo da un punto di vista musicale che fino ad ora ho visto solo qui.
Siamo andati a chiedere ad un centro culturale nostrano che cosa facessero e ci han risposto Ah, questo mese nulla, tutto a Dicembre. - Ah. E cosa? - Ah non so - Avete un programma? - Eh, non ancora. Però alla sera c'è sempore qualcuno che mette musica...

Da europeo che sono queste cose a me un po' sconfortano, perché quest'attitudine non la vedo come quella vincente per la via dello sviluppo.

venerdì 23 novembre 2012

22 Novembre - Musica, Caffelatte e Pesce

ecco lo studio in cortile
Mama Sissoko

Un cugino di Philippe ci consiglia di contattare un tale che suona per vedere se in qualche modo è interessato e può partecipare al nostro progetto.
Andiamo a parlargli qualche giorno addietro e finalmente ci troviamo per registrare.
Questo tale non è proprio un tale e non è nemmeno uno dei Linea 77. Si tratta di Mama Sissoko che in Italia probabilmente non dice nulla, ma che qui qualcosa in più lo dice.
Per capirci ha suonato con Youss 'n Dour, Salif Keita ed altri musicisti di questo tenore.
Per capirci ha suonato a Wembley.
E' proprio vero quello che dice Philippe: in Africa puoi incontrare chiunque senza problemi.
E' un po' come se chiedessimo al chitarrista di Vasco Rossi - anche di più direi - se vuole fare qualche intervento nel nostro progetto musicale e lui dicesse Sì, perché no.

Ci accoglie nella sua modestissima casa nella collina di Bamako. Non pensate alle nostre case di collina.
Il tutto avviene nel cortile interno: uno spazio con un pozzo per l'acqua e un albero di mango. Il riassunto della tranquillità positiva.
Innanzi tutto Facciamo colazione! perché qui non si corre mai.
La colazione consiste in pesce di fiume con patate fritte e frittelle di platano accompagnato da caffelatte! Ovviamente si mangia con le mani ed affianco a noi c'è una bacinella con dell'acqua per sciacquarsi.

Finita la colazione gli facciam sentire dove vorremo che intervenisse.
Lui con una modestia per me sbalorditiva ci dice Ditemi quello che volete e io lo faccio.
Cazzo. Ok.

Ehm... Uì! Es che tu po fer d melodì e apré les acòr?
Uì, pa d problem.

Sente il pezzo una volta - giuro - e lo fa perfettamente.

Se bien? Si va pà bien, dì muà.
No no! Se bien!

Arriva il suo figlio più giovane che suona il basso.

Nu puvòn metr osì le bas ghitàr?
Uì.

Prende il basso e fa tutto al primo colpo.
E così via...

A questo punto il pranzo.
Riso con salsa di pomodoro e arachidi e carne di montone - 'na roba leggera...
Dovete sapere che in questi giorni la mia dieta è molto limitata. Fa caldo quindi mangio poco.
La voglia di mangiare riso caldo con le mani all'aperto all'una con 40 gradi mischiato a salsa di arachidi è praticamente nulla.

Manj manj. Purquà tu manj pà! Te plé pa?
Uì! ma je suì petì!
Manj manj.

E mangio...

Dopo il pranzo un'altra sessione di registrazione con una canzone inedita suonata da figlio 1 al calabas - che sarebbe il fuori di mezza anguria girato al contrario e percosso per generare note basse - , figlio 2 al basso, padre alla chitarra e figlia alla voce.
Perfetto.

A quel punto pausa thé maliano sul quale mi soffermerò un'altra volta, infine un intervento sulle prime registrazioni di dum dum fatte da Bela.

La sessione finisce così.
Un pezzo inedito, una sovraincisione di un pezzo cantato da una delle più importanti cantanti del Senegal e un intervento su una base.

Questa è l'Africa.

giovedì 22 novembre 2012

21 Novembre - Fily

Io e Fily

Vicino a Bamako - per vicino intendo 120 Km- si trova Kassaro, località già nominata in precedenza, e lì vive Fily.
Fily è un ragazzo che è stato in qualche modo cresciuto da Silvana, una delle cooperanti con le quali ero andato in Mali nel 2008 e nel 2009.
E' un ragazzo con un'idea, con un desiderio ben preciso.
Non vuole stare in Europa. E' venuto in Italia solo sei mesi per perfezionare le sue capacità sartoriali ed è subito tornato nella sua cittadina per costruire un Bar-Risto, come li chiamano qui.
Una versione africana di una piola, diciamo.

Fily ed il gruppo di amici
E' l'esempio stupendo di un ragazzo conscio del fatto che non c'è da scappare dall'Africa.
L'Africa è tutta da fare. L'occidente è in decrescita verticale.
Il suo desiderio è quello di lavorare con la jeunesse di Kassaro ed insieme costruire una realtà diversa per tutti.

Quando era in Italia Fily è stato da me per un po' di tempo. Io volevo venire in Africa con lui e fare sta cosa con lui. Poi non ho avuto il coraggio.
Se devo essere sincero non avevo nemmeno molta fiducia nella reale coscienza di quello che diceva. Invece l'ha fatto. E' praticamente finito.
Io invece non ho fatto un bel cazzo di niente, se non arrabattarmi mendicando soldi con aperitivi e lavoretti saltuari.
Questo sia un insegnamento. Devo sempre e comunque seguire il mio istinto.
Quando partì dall'Italia a Fily dissi Prima o poi ti raggiungo.
Ancora oggi lui mi dice C'è posto per te qui.
Oggi sono sempre più convinto che il posto ci sia e sia quello giusto.

La casetta di Fily
Tornando verso Bamako col bus, vedevo attraverso il finestrino la savana.
L'effetto era bellissimo. 
Il finestrino era incorniciato dalle tendine rosse del bus e pareva di vedere una scena incorniciata dai tendoni delle quinte.
Al tramonto la savana in teatro mi riporta ai ritorni del 2008 / 2009 quando percorrere quella strada in quella direzione significava essere in procinto di tornare al normale tran tran quotidiano.
Ora non è così. Ho ancora 40 giorni davanti.

martedì 20 novembre 2012

Mi son perso



...guarda è semplicissimo. Vai lì, poi fra 100 metri giri a destra
ok...

Ore 18.30
Cammino rilassato per le vie del quartiere Bamako Coura e mi bastano meno di dieci minuti per realizzare con un po' di delusione circa le mie potenzialità che non è semplicissimo come diceva Philippe e per un motivo molto semplice.
Cosa vede un bianco quando cala il sole in una città africana senza lampioni tranne che nelle vie principali?
Semplice. Tanti uomini neri seduti davanti a boutique - praticamente gazebo traballanti - alimentaire - praticamente gazebo traballanti - orange en vente ici - praticamente gazebo traballanti.
That's all folks.
Come unico reale punto di riferimento ho l'antenna dei cellulari e la banca con le scritte verdi - e di questo sono proprio sicuro - con affianco la Wester Union Money Transfer.
Tutto scomparso.

La cosa buona di Bamako è che non hai affatto paura a girare, se non fosse che i negri di notte sembran tutti uomini neri, d'altronde io per loro sono un fantasma e spesso i bambini quando mi vedono piangono spaventati - e qua vincono loro essendo io l'unico bianco...
Comincio a chiedere indicazioni con il mio francese inesistente a gente che ti risponde con il suo francese inesistente.

Escuse muà. U é la ru truasàn sancàn sis?
La ru qua???

E qui scopro una cosa allarmante: non sanno i numeri delle strade.

L'oberje de la pé!
Ah uì! Tu druà, apré gosc a la dusiem apré le fo...

Dio cane. Non capisco un cazzo.
A quel punto il tipo vedendomi spiazzato chiama il figlio e gli dice di accompagnarmi. Qua  la gente si sbatte per aiutarti.
Tiro un sospiro di sollievo e vado.
No!!!! Il mio incubo! Mi portano ad un altro oberje!!!

No! Se pà sà! Ma mersì eh?

Riprendo la mia ricerca per le vie della città e incontro il taxista.

Allò! Tu me coné?
Ui Uiiii!!! - ovviamente non avevo capito minimamente di chi si trattasse...
Le taxi! L'otre suar!
Ah uiii!!!!
Sa va?
E ui... Sa va?
Uiiii

E vabbé. Continuo a girare per le vie. Becco la police in un punto che ero sicuro di aver già visto.
Escuse muà mesiu. Vu save ué la ru truasàn sancàn sis?
No...
L'oberje de la pé!
No...

Cazzo culo.
Peregrino ancora per una ventina di minuti e ritorno assolutamente a caso dai tipi dell'inizio.
A quel punto il padre impietosito chiama il figlio più grande ed insieme andiamo a cercare il posto con il motorino - rigorosamente senza casco.
Vado vicino alla famosa antenna giro attorno e trovo la famosa banca con le scritte verdi - peccato che fossero blu.
E finalmente mi ritrovo!
Felice come una pasqua do una mancia al ragazzo che penso mi sarà riconoscente a vita, visto che gli ho dato 2000CFA perché avevo solo quelli per fare due isolati. Per noi 2000CFA son 3€, ma per loro 3€ hanno il potere d'acquisto di almeno 15€...

Vado verso casa e mi rendo conto che la polizia era esattamente di fronte all'angolo della strada.
Morale: gli sbirri son rincoglioniti in ogni dove.