lunedì 31 dicembre 2012

17 Dicembre (penso) - Bobo / Conakry ovvero...

...quando il viaggio diventa dimensione avventura.

Si', perché per passare dal Burkina alla Guinea occorre fare un giretto anche in Mali.
Che dire: dopo un viaggio relativamente corto - 12 ore - da Bobo a Bamako nel quale veniamo ospitati dalla moglie del cugino di Philippe, prendiamo il via per Conakry.
Il viaggio sarebbe dovuto durare tipo 24 ore, ma come sempre i tempi non son sempre proprio giusti.
Si parte al pomeriggio con un Taxibrousse che nulla ha a che vedere con il Taxibus menzionato nelle capitali.

Ecco una breve descrizione di un Taxibrousse; ovvero un taxi che va nella brousse.
  • Prendere una vecchia Peugeot 505 famigliare o una Renault Nevada famigliare
  • Rinforzare telaio, alzare baricentro, indurire ammortizzatori
  • Aggiungere una fila di sedili al posto del bagagliaio
  • mettere un portapacchi
Con questo mezzo si caricano 2 passeggeri piu' conducente nella prima fila, 4 passeggeri nella seconda, 3 nella terza e 1 copilota in quel che resta del baule che viene riattato a mo' di letto. Totale 11 persone.

In questo delirio ci siamo fatti trentasei ore di viaggio.
Siam partiti da Bamako in stile GTA, ovvero letteralmente fuggento con le porte ancora aperte per qualche problema del pilota con gli altri conducenti del gruppo,
Arrivati alla frontiera verso le 20 scopriamo che i confini son chiusi fino alle 6 di mattina. Facciam cena e poi decido di squattare andando a dormire per terra sotto i portici della dogana, tanto ormai nulla mi fa schifo.
Il mattino si parte e mi godo i cambiamenti spettacolari della natura. Mano a lano che si scende il terreno si colora di verde ed i baobab vengono sostituiti da palme; apapaia e mango. 
La terra da piana si fa collinare ed in seguito montagnosa.
Lo spettacolo è continuo, sfacciato direi. Immaginate la statale Torino Savona con buche sparse e con le montagne con palme anziché pini.

E ritorna la notte.
Raccontare quello che ho visto è difficile.
Il cielo nero con una mezzaluna che pareva una fetta d'anguria in bianco e nero. C'eran persino i bordi della buccia!
Qua e la' dei villaggetti la quale vita sostanzialmente si svolgeva lungo la strada in piccole capanne/casette di latta illuminate da luci fioche nelle quali si servivano thé, cibo e robe varie.
Questi paeselli parevano dei veri e propri presepi. Un'atmosfera irreale contornava questa presunta fine di viaggio.

Ad un certo punto ci fermano i militari.
In Guinea son decisamente antipatici. E di notte un militare negro che ti guarda male chiedendoti 10000GNF (1 euro) fa impressione...
La paura in me viene immediatamente sorpassata dalla bellezza estetica della situazione.
Non dimentichero' mai la pila che ci illumina in controluce dietro alla quale si nasconde il contorno di un militare immerso in polvere svolazzante. Assolutamente un crossover tra post atomico e campo di concentramento.

Sorpassiamo il controllo e andiamo verso la capitale! Ma... C'è sempre un ma.
E' meglio se non passiamo ora perché la strada per entrare è chiusa e per passare ci chiedono soldi. Dormiamo qui. Ok. Un'altra notte fuori. Poco male.
Il mio sacco lenzuolo oramai è una mimetica color argilla...

Ore 6. Si riparte. Ad attenderci a Madina c'è Moussache ci conduce all'Hotel de Golfe: Entro nella stanza ed ho un miraggio. Il rubinetto dell'acqua calda! - l'unico grassetto di due mesi di viaggio...
Giro e non esce nulla. Che fake. Dopo 36 ore di viaggio me ne frego altamente. Cado in un sonno profondo.

Nel pomeriggio svegliandomi scopro la precarieta' di questo pretenzioso hotel di Conakry.
Scopro che dalle 22 alle 8 del mattino interrompono la corrente, che di hotel il posto non ha molto, ma chi se ne frega.

Un giorno a Conakry, una visita al mare, una birra in un piccolo locale, una notte tranquilla e via verso la nostra ultima destinazione: Boke. Di nuovo in Taxibrousse, questa volta in 4 e per 300Km, grazie a Dio.

Dakar - 31 Dicembre 2012

La parola d'ordine è flashback.
Arrivo ieri sera dopo un volo sulla Senegal Airlines che devo dire non se la cava male.
Ad attendermi c'è Sissé che mi porta con il suo sole interno alla casa - alla stanza direi - dove sono arrivato il 6 Novembre.
In tutto questo tempo di cose e di nazioni ne son scorse molte e la prima cosa della quale mi rendo conto questa mattina quando mi sveglio è che bastano due mesi per farti cambiare completamente i parametri di giudizio.
Ora Dakar non è piu' un gran casino, è semplicemente una citta' un po' trafficata e nemmeno tanto.
Scopro solo dopo che non è molto trafficata semplicemente perché molta gente è andata in pellegrinaggio a Touba dal Marabou. La cosa mi fa sorridere, ma dopo tutto We are in Africa, man! come disse Philippe quando ero preoccupato per le aste microfoniche.
Questa sera faremo la festa di capodanno e dopo Italia.
Se domani riesco raccontero' le ultime impressioni.
Per ora vi racconto la Guinea.

venerdì 14 dicembre 2012

Douna - Auberge Djodouale

Douna è un piccolo villaggio a circa 80 km da Bobo Dioulasso, sito storico inquanto una delle zone irrigate ed elettrificate perfettamente negli anni 80 per volere di Thomas Sankara.
Le costruzioni son prevalentemente di mattoni d'argilla. C'è l'area del mercato, ci son le stradine, i negozietti tutto in perfetto stile africano, almeno secondo la mia concezione africana.
Sembra di stare nel mondo dei sogni. Avete presente Truman Show? Una cosa simile. Solo che qui è tutto vero.
Quando si arriva nel villaggio ci si saluta sempre ad ogni incrocio ed in ogni situazione.
Son sicuro che molti penseranno che questa sia una visione un po' romanzata, ma vi posso assicurare che così non è.
Mi sono recato in posta per ritirar contante.
Immaginate un ufficio postale piccolo. Pensate alle facce della gente, impiegati e non. Ci siete? Ecco. Ora vi racconto un ufficio postale di Douna.
Entri e saluti la gente in coda e l'impiegato, scambi due chiacchiere ed attendi tranquillo.
Nessuno è incazzato.

I saluti meritano un approfondimento.
Da noi si dice buongiorno / buonasera. Qui un saluto è all'incirca così.

Buongiorno, com'è?
Eh, bene e lei?
Eh, bene. E la famiglia?
Tutto a posto, E voi?
Sì sì... E a Douna com'è? Come vanno gli affari?
Tutto bene e da voi?
Sì sì, tutto ok.
Va bene allora buona giornata, eh?
Grazie, anche a voi.

Questa cosa non accade solo con gli amici, è una cosa comune con tutti.
E' un riassunto efficace di una cultura basata sulla comunità. Una cultura senza il senso del tempo, ma con tanto senso di educazione e rispetto.
Se cammini lungo la brousse e hai sete entri in una casa e chiedi dell'acqua. Qui è normale. Ed ovvio.

la vista dall'auberge

 Vi scrivo sotto una toppia del nostro auberge che si potrebbe intendere come una sorta di agriturismo, ma non proprio.
Le stanze sono delle paillote di mattoni di terra con tetto in paglia divise internamente da una parrete che separa la parte notte dalla parte doccia, ovvero uno scarico e un secchio d'acqua.
La cucina si trova in una struttura separata ed è comune a tutti.
Il cesso è invece costituito come nelle vecchie cascine da una struttura tonda senza tetto e con vista brousse al centro del quale si trova un buco per la pipì e la cacca. Dopo aver fatto i bisogni si prende un po' d'acqua e si versa nel buco per far defluire.
Cagare con vista brousse è fantastico. Non hai nemmeno bisogno di leggere.
Per sapere se il cesso è occupato si va vicino e si fa cloc cloc con la bocca: il suono degli zoccoli del cavallo. Se c'è qualcuno si paleserà.

L'auberge si trova in una radura rialzata che sovrasta questa pianura verdeggiante fatta di alberi di mango, banani, coltivazioni di mais e molto altro. Nel cielo volano le aquile e i sentieri sterrati sono punteggiati da sparuti villaggetti fatti di case tonde che ricordano molto le nuraghe sarde.
Ecco: in qualche maniera questa pianura può ricordare l'interno della Sardegna di 100 anni fa con la differenza che la zona è verdeggiante, gli alberi son altri e giganti e i suoni son quelli di un altro ecosistema.
La notte il cielo è solo stelle. Ho visto in una sera due stelle cadenti con buona pace del nostro tanto atteso 13 Agosto. La radura sottostante diventa un mare nero e le luci delle capanne paiono barche di pescatori in lontananza.

Stare in un posto così è come fare una doccia al cervello, come per un fumatore smettere di fumare. All'inizio fa soffrire tra tosse e scarenza, poi si comincia a respirare.
Qui è esattamente lo stesso. La mente si spoglia da una miriade di robe inutili. Si pulisce la mente. E se all'inizio pare di perdere alcune cose fondamentali - vedi la tazza del cesso ad esempio - dopo si ritorna a se. A quel se che sparisce all'incirca all'età di 6 anni.
Rinascono tutti i difetti e pregi che per anni erano stati ofuscati da sovrastrutture. Io ad esempio son tornato quello che pensa, ma nello stesso tempo accetto i miei difetti di vago egoismo, pronto a pagarne le conseguenze.
Automaticamente ti ritornano in mente cose dell'infanzia che pensavi non esistessero più: è come pulire.
Qualche giorno fa ad esempio mi son sovvenuti tutti i ricordi dei giochi che facevamo in cortile a Luserna con la tenda degli indiani assieme alle mie amiche Simona e Stefania.

Ho scoperto che in qualche modo ho la vocazione come mio zio che secondo le parole di mia nonna, a sei anni le ha detto che voleva fare il missionario e l'ha fatto.
Qui il mondo è particolare.
Qui i bambini non vedono l'ora di andare a scuola per imparare e non esagero.
Qui andare all'università è un sogno di tutti.
Qui puoi fare qualunque cosa tu voglia con nulla per ché non ci sono ancora leggi e licenze e la gente ha voglia di creare - con i suoi tempi.

A fanculo il patentino per cucinare nel locale e le migliaia di tasse. Ti fai il tuo chiringuito e cucini, tanto se fai cagare la gente nn viene. Punto.
Vuoi aprire una radio, un negozio di gomme, un negozio di vestiti? Ti fai il tuo magazin compri tanti vestiti/gomme/dischi e vai.

Qui c'è da vivere. Non da sclerare. E ci aggiungo: dio cane come rafforzativo.

domenica 9 dicembre 2012

8 Dicembre - Un Dj di Bobo

banane bio dalla pianta del giardino
Tutti assieme siam usciti la sera.
Per cena siam andati in un ristorantino per mangiare sotto una toppia del buon pesce alla griglia, trattasi di carpa come sempre, accompagnato dalla buona birra Flag.
In seguito ci siam recati in un locale.
Si entra in un cortile con un bancone ed una pista da ballo.Entrambi all'aperto ovviamente.
L'inverno di Bobo ha lo stesso clima del nostro giugno, un piacere unico anche se qui la gente si mette i guanti perché fa freddo.
La pista è sotto una paillote - non ho ancora capito come si scrive - con tetto di paglia ed è circondata da vecchie casse che comunque fanno il loro lavoro.
Soungalo
Qui il dj non ha quell'importanza primaria che ha da noi, tanto che è rinchiuso in una vera e propria prigione. Una stanzetta con una finestrella con le sbarre.
Il dj più che altro è un vocalist.
Fa partire dei pezzi, mette in loop 2 battute e comincia a cantarci e parlarci sopra.
Siamo praticamente solo noi ed io vengo preso in mezzo: mi fanno ballare assieme ad una ragazza che lavora qui alla maison, Delphine, il che non mi fa affatto schifo non fosse per il fatto che il dj continua a dire cose del tipo un applauso per il tubabu e la sua fidanzata! e cose simili.
La serata scorre tranquillia.


Buona notte

sabato 8 dicembre 2012

7 Dicembre - Alcune cosette da imparare

Quando si parla di terzo mondo il pensiero comune spesso è quello di gente con una coscienza sociale un po' retrò, persone con una concezione tribale etc etc. Non è proprio così, però.
Ho avuto esempi in ambiti differenti di una concezione tutt'altro che tribale qui.
Innanzi tutto l'associazione Le paradis, condotta da giovani del posto per la scolarizzazione dei bambini e per insegnare un mestiere.
Ho visto un gruppo di ragazzi che tira la cinghia per davvero farsi il culo per altri ragazzi con la coscienza di dar loro un futuro migliore, cosa che da noi è più unica che rara. Non si tratta di ricchi che aiutano i poveri per pulirsi la coscienza, bensì di ragazzi che aiutano ragazzi.
Una delle più belle cose che ho visto qui in Africa è la poca importanza che viene data alle classi sociali.
La gente non aiuta il più povero: aiuta. Basta.
Alla sera siamo andatia vedere un concerto in un grande spazio con scalinate etc etc.
E' tutto così civile - anche troppo direi...
Innanzi tutto non vedi ubriachi. Ci saran state almeno 2000 persone e non c'era alcun tipo di pericolo.
dal sarto dell'associazione
Le facce non erano abbruttite: non si vede mai nessuno che abbia rabbia negli occhi.
Sul palco, che non è separato da transenne, avevano un loro idolo: come se per noi ci fossero i Subsonica.
La gente saliva e si faceva la foto assieme a lui mentre cantava e scendeva.Il tutto in un'armonia surreale.
Un'altra cosa che mi ha colpito è l'attitudine differente verso le istituzioni.
Come prima cosa all'inizio del concerto, che non era propriamente una politicata lecca culo delle istituzioni, son stati ringraziati gli amici poliziotti per la sicurezza. Una cosa che da noi non è concepibile:.
Ad un certo punto del concerto parlando ovviamente del loro idolo indiscusso ovvero Thomas Sankara - ed anche questo fa pensare; il fatto che come idolo abbiano un capo del governo - si son fermati ed hanno cantato tutti e dico tutti, l'inno nazionale a memoria con la mano sul cuore. In un concerto reggae!
E' vedendo queste cose, questo amore per la loro patria per i loro fratelli, per i loro alberi, per tutto, che ho intuito come una terra come questa, aldilà di ogni giudizio abbia una cosa che noi abbiam completamente dimenticato (se mai l'abbiamo avuta): la coscienza e l'orgoglio per la nazione.



Mi ha riempito il cuore.

giovedì 6 dicembre 2012

6 Dicembre - Sali, una donna con le palle

Qui a Bobo c'è una ragazza di 35 anni circa che spesso sta assieme a noi: Sali.
Una ragazza madre, cristiana, che ha deciso di vivere per i cavoli suoi e di mantere la figlia con le sue forze.
Voglio essere indipendente, non voglio che nessuno determini le mie scelte.
In un posto come l'Italia questo discorso suonerebbe come il solito discorso da femministe ed il mio primo pensiero sarebbe una cosa del tipo Si' ma quando c'è da uscire a cena con un tipo e farsi offrire tutto per poi nemmeno dargliela sto discorso te lo dimentichi...
Qua pero' ci sono un bel po' do dofferenze.
Qua non c'è nessuno che ti offre la cena, qua nessuno ti trova attraente e ti porta fuori, qua se sei sola con un figlio a 35 anni non è che abbia molte alternative.
Qua se fai un discorso cosi' è perché ti vuoi veramente ribellare alle logiche del posto in cui vivi e molto probabilmente non ci guadagnerai molto, se non in dignità.

Sali è una delle persone con le quali parlare fa più piacere. E' l'esempio di una persona con la quale puoi discorrere senza problemi ed esprimere le tue opinioni su quello che vedi senza il timore di essere considerato aggressivo.

Amina Sali, amina.

mercoledì 5 dicembre 2012

5 Dicembre - Bobo Dioulasso & the amazing girl

Vi scrivo da un Internet Point di Bobo Dioulasso, Cyber Plus.

Andate al cyber plus! E' nuovo! Va veloce! Va benissimo!


Io e Rachel arriviamo e ci accoglie una ragazza che come prima cosa ci dice Guardate che va lento, ci sono problemi generali con le connessioni. Se volete provare...
E vabbé.

Di fronte a me, appunto, c'è Rachel, una nuova componente del gruppo che ho definito the amazing girl, non perché abbia nulla di particolare. Semplicemente per qualunque cosa accada lei dice Wow! Amazing! 
Un giorno mi metterò a contare quante volte lo dice e soprattutto quante volte lo dice a sproposito. :)
Se per ipotesi uno dice che si va a visitare una tribù che si nutre solo di pesci marci, lei dice Wow! Amazing!
Comincio a rendermi conto di come sia ristretto il lessico inglese.

Bobo Dioulasso. Come descriverla? 
Innanzi tutto la paragonerei a Cuneo. Si tratta di una cittadina tranquilla che nulla ha a che vedere con Bamako e tanto meno con Dakar.
Anche qui la gente è tranquilla e ti aiuta quando può.
La percentuale di cattolici è molto più alta e si vede. Le donne hanno anche una vita qui!

Ieri una cosa mi ha stupito molto: ho notato come qui si salutino e si parlino un po' tutti, tanto che se uno non lo sa può pensare che si conoscano. In realtà non è così. Semplicemente sono tranquillamente amichevoli e tutto ciò è molto bello.
Un'altra cosa che mi ha stupito è la quantità di pizzerie col forno a legna! Devo andarci assolutamente!

martedì 4 dicembre 2012

4 Dicembre - Da Tierry e Jocelyn

La casa nella quale viviamo è una villa ad un solo piano con una famiglia composta da Tierry, uomo Francese, Jocelyn donna burkinabe e Ilda, figlia dei due.
La casa si trova ai lati della città: immaginate quando ai lati di Torino verso Grugliasco c'erano i campi al posto delle villette a schiera: una cosa così. La differenza è che qua c'è la brousse, gli asini che camminano, le pecore e i pulcini.
Proseguendo un po' ci si trova in aperta campagna e qua si incontrano quelle che io definirei le mondine di Bobo Dioulasso.
altopiano
Ai bordi di un tramonto giallo come il rosso dell'uovo, donne curve all'orizzonte, mentre l'immagine si alza tremante dal terreno per l'evaporazione dell'aria, raccolgono qualcosa...
Ma non è riso. Son pietre. Ovviamente non se le mangia nessuno, vengono bensì vendute alle aziende edili che le utilizzano per la costruzione.
Un lavoro che non mi sarei mai immaginato. Ovviamente sia mai che lo facciano gli uomini.
Oltre l'altopiano uno discesa mi conduce ad un villaggio peul - gli allevatori.
Arrivi, ti siedi e stai seduto. Magari ti offrono dell'acqua, altrimenti stai seduto.
Ogni mattina vendono il latte delle loro mucche. Alle 10 per 300CFA hai un litro di latte caldo di mucca.
Domani andrò tra quelle peyote con le mie monetine e comprerò tanto buon latte.


cortile da Tierry

domenica 2 dicembre 2012

1 Dicembre - Bienvenue a Bobo Dioulasso


Un altro viaggio un'altra storia.
I viaggi nella brousse son come il mare, sono onde che paiono tutte uguali con la stessa forma gli stessi profumi e gli stessi suoni, ma in realtà tutto cambia un po'.
Man mano che si passa da un posto ad un altro l'ambiente cambia.
Verso il Burkina la flora si tinge lentamente di verde e la terra diventa sempre più rossa.
I viaggi inoltre son come un film difficile: si possono analizzare a più livelli.
Un viaggio può essere una testa che sbatte contro un vetro, può essere caldo e cipria naturale sul viso, può essere dialogo...
 Questa volta il viaggio per me è stato un videoclip.
Come sempre la durata non ha avuto nulla a che vedere con quella dichiarata.
Dovevamo partire alle 4, invece siam partiti alle 6 - anche perché alle 5 bisognava pregare... - e siamo arrivati alle 19, anziché a mezzogiorno.
Dopo tutto bastava usare il cervello: 600 Km in una strada in mezzo alla brousse, non son propriamente come l'A1. Parti di asfalto precario si alternano a parti di terra battuta. Poi se ci aggiungi la frontiera i tempi sono questi: non c'è nulla da fare.
La pausa alla frontiera questa volta è stata molto più breve e di dogane ce ne son state solamente due più uno o due controlli al bus, ma nulla di particolare.
Devo odire che alla frontiera del Mali mi son pure divertito.
In quanto bianchi io e Rachel abbiamo ricevuto un trattamento speciale, e questo mi fa molto ridere.
La polizia di frontiera ci ha portati sotto un albero e io pensavo ci facessero sganciare un botto di soldi, invece uno di loro, penso il capo, ci ha raccontato tutta la sua storia: è stato in Darfour, a Roma per uno stage di peacekeeping ed in molte altre parti.
Così mentre i negri erano in coda sotto il sole tipo schiavi, noi eravam sotto gli alberi tranquilli a parlare piacevolmente. Questa cosa fa molto ridere: ex colonialisti trattati meglio dei connazionali. Fa parte dei controsensi africani.
Dopotutto ora gli ebrei son culo e camicia coi tedeschi. Money power.

frontiera...
Ripartiti inizia il videoclip.
Dagli altoparlanti più o meno funzionanti del bus parte la musica e tutto acquista di colpo coerenza. La musica africana è lo specchio della brousse.
Il concetto della ripetitività degli alberi con l'alternanza di laghetti asini, capre e mucche è esattamente trasposto in questa musica fatta di riff ripetuti e vocalizzi cangianti sovrapposti.
Questo è il motivo per cui una musica tradizionale africana non potrebbe mai funzionare da noi. In tutto quello che noi viviamo c'è un inizio ed una fine. Noi non abbiamo spazi infiniti come la brousse. Abbiamo piuttosto soazi che cambiano che differiscono.
E' il motivo per cui siamo così affascinati da questi grandi spazi, ma ad un certo punto è anche il motivo per cui da questi spazi siam anche oppressi.
Io per esempio ho bisogno di un inizio ed una fine, sia nello spazio che nella musica.

Alle 19 in mezzo al nulla leggo un cartello verde con scritto Bienvenue a Bobo Dioulasso.
Finalmente.

Ad accoglierci un amico di Philippe anche lui rasta.
Alla stazione Total  - gli indirizzi son spesso dati dai distributori di benzina - ci incontriamo con Tierry che ci porta all'auberge. Un sogno.
Una casa ad un piano solo dove lui vive con la moglie e la figlia che funziona come un ostello.
Una casa con le volte, costruita con mattoni e non con cemento, attorniata da alberi di frutta.
L'Africa che immagino. L'Africa.
Per cena una buona insalata e al termine dopo aver giocato con Ilda la bambina dormo.