venerdì 14 dicembre 2012

Douna - Auberge Djodouale

Douna è un piccolo villaggio a circa 80 km da Bobo Dioulasso, sito storico inquanto una delle zone irrigate ed elettrificate perfettamente negli anni 80 per volere di Thomas Sankara.
Le costruzioni son prevalentemente di mattoni d'argilla. C'è l'area del mercato, ci son le stradine, i negozietti tutto in perfetto stile africano, almeno secondo la mia concezione africana.
Sembra di stare nel mondo dei sogni. Avete presente Truman Show? Una cosa simile. Solo che qui è tutto vero.
Quando si arriva nel villaggio ci si saluta sempre ad ogni incrocio ed in ogni situazione.
Son sicuro che molti penseranno che questa sia una visione un po' romanzata, ma vi posso assicurare che così non è.
Mi sono recato in posta per ritirar contante.
Immaginate un ufficio postale piccolo. Pensate alle facce della gente, impiegati e non. Ci siete? Ecco. Ora vi racconto un ufficio postale di Douna.
Entri e saluti la gente in coda e l'impiegato, scambi due chiacchiere ed attendi tranquillo.
Nessuno è incazzato.

I saluti meritano un approfondimento.
Da noi si dice buongiorno / buonasera. Qui un saluto è all'incirca così.

Buongiorno, com'è?
Eh, bene e lei?
Eh, bene. E la famiglia?
Tutto a posto, E voi?
Sì sì... E a Douna com'è? Come vanno gli affari?
Tutto bene e da voi?
Sì sì, tutto ok.
Va bene allora buona giornata, eh?
Grazie, anche a voi.

Questa cosa non accade solo con gli amici, è una cosa comune con tutti.
E' un riassunto efficace di una cultura basata sulla comunità. Una cultura senza il senso del tempo, ma con tanto senso di educazione e rispetto.
Se cammini lungo la brousse e hai sete entri in una casa e chiedi dell'acqua. Qui è normale. Ed ovvio.

la vista dall'auberge

 Vi scrivo sotto una toppia del nostro auberge che si potrebbe intendere come una sorta di agriturismo, ma non proprio.
Le stanze sono delle paillote di mattoni di terra con tetto in paglia divise internamente da una parrete che separa la parte notte dalla parte doccia, ovvero uno scarico e un secchio d'acqua.
La cucina si trova in una struttura separata ed è comune a tutti.
Il cesso è invece costituito come nelle vecchie cascine da una struttura tonda senza tetto e con vista brousse al centro del quale si trova un buco per la pipì e la cacca. Dopo aver fatto i bisogni si prende un po' d'acqua e si versa nel buco per far defluire.
Cagare con vista brousse è fantastico. Non hai nemmeno bisogno di leggere.
Per sapere se il cesso è occupato si va vicino e si fa cloc cloc con la bocca: il suono degli zoccoli del cavallo. Se c'è qualcuno si paleserà.

L'auberge si trova in una radura rialzata che sovrasta questa pianura verdeggiante fatta di alberi di mango, banani, coltivazioni di mais e molto altro. Nel cielo volano le aquile e i sentieri sterrati sono punteggiati da sparuti villaggetti fatti di case tonde che ricordano molto le nuraghe sarde.
Ecco: in qualche maniera questa pianura può ricordare l'interno della Sardegna di 100 anni fa con la differenza che la zona è verdeggiante, gli alberi son altri e giganti e i suoni son quelli di un altro ecosistema.
La notte il cielo è solo stelle. Ho visto in una sera due stelle cadenti con buona pace del nostro tanto atteso 13 Agosto. La radura sottostante diventa un mare nero e le luci delle capanne paiono barche di pescatori in lontananza.

Stare in un posto così è come fare una doccia al cervello, come per un fumatore smettere di fumare. All'inizio fa soffrire tra tosse e scarenza, poi si comincia a respirare.
Qui è esattamente lo stesso. La mente si spoglia da una miriade di robe inutili. Si pulisce la mente. E se all'inizio pare di perdere alcune cose fondamentali - vedi la tazza del cesso ad esempio - dopo si ritorna a se. A quel se che sparisce all'incirca all'età di 6 anni.
Rinascono tutti i difetti e pregi che per anni erano stati ofuscati da sovrastrutture. Io ad esempio son tornato quello che pensa, ma nello stesso tempo accetto i miei difetti di vago egoismo, pronto a pagarne le conseguenze.
Automaticamente ti ritornano in mente cose dell'infanzia che pensavi non esistessero più: è come pulire.
Qualche giorno fa ad esempio mi son sovvenuti tutti i ricordi dei giochi che facevamo in cortile a Luserna con la tenda degli indiani assieme alle mie amiche Simona e Stefania.

Ho scoperto che in qualche modo ho la vocazione come mio zio che secondo le parole di mia nonna, a sei anni le ha detto che voleva fare il missionario e l'ha fatto.
Qui il mondo è particolare.
Qui i bambini non vedono l'ora di andare a scuola per imparare e non esagero.
Qui andare all'università è un sogno di tutti.
Qui puoi fare qualunque cosa tu voglia con nulla per ché non ci sono ancora leggi e licenze e la gente ha voglia di creare - con i suoi tempi.

A fanculo il patentino per cucinare nel locale e le migliaia di tasse. Ti fai il tuo chiringuito e cucini, tanto se fai cagare la gente nn viene. Punto.
Vuoi aprire una radio, un negozio di gomme, un negozio di vestiti? Ti fai il tuo magazin compri tanti vestiti/gomme/dischi e vai.

Qui c'è da vivere. Non da sclerare. E ci aggiungo: dio cane come rafforzativo.

1 commento:

  1. Amorino, ma ci credi che a ripensarci nella tenda degli indiani mi son venute le lacrime agli occhi? Avessi il dono del teletrasporto sarei già lì vecino a te, sotto la tenda ovvio... un bacio. Stefania

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